Approfondimento della storia

Turella

 

 

 


Per lo studioso
 

Corrisponde al tipo 545B nella classificazione Aarne-Thompson: è la notissima fiaba del “gatto con gli stivali”. Vi compaiono i motivi B581 (l’animale procura ricchezze all’uomo) e K1917.3 (il corteggiatore senza un soldo: l’animale soccorrevole ostenta le ricchezze del padrone) dell’indice dei motivi del Thompson. In luogo del gatto, in questa variante pugliese come animale aiutante compare una volpe.


Per il letterato


 

Ci sono alcune lievi variazioni rispetto alla struttura classica della storia: innanzi tutto, manca completamente l’episodio in cui il gatto, con l’astuzia, si impossessa del castello di un orco: lo sfida a trasformarsi in topolino, e poi lo divora. In tal modo, il protagonista può spacciare, agli occhi del re, tale imponente castello come sua proprietà. Va poi osservato che, di solito, il gatto è l’unico bene che viene lasciato in eredità al protagonista dal padre; qui, invece, la volpe si lega al protagonista perché costui l’ha salvata da un serpente. Un episodio simile è presente in alcune versioni siciliane e in quelle turche: il protagonista sorprende una volpe che stava rubando della frutta da un albero; la volpe lo prega di lasciarla andare, promettendogli che lei, in cambio, lo aiuterà nello sposare una principessa (cfr. W. EBERHARD-P. BORATAV, Typen türkischer Volksmärchen, Wiesbaden, 1953, p. 49).

È una delle storie più popolari fra gli autori di fiabe letterarie. Compare, come storia di “Costantino Fortunato”, nella raccolta dello Straparola (XI, 1). Viene ripresa poi nel Pentamerone di Basile, in cui è il cunto di “Cagliuso” (II, 4). Da quest’ultima versione, in particolare, sembra dipendere l’episodio finale, ripreso anche nella storia pugliese, in cui il protagonista si dimostra ingrato, dicendo alla moglie di gettare via l’animale, che si finge morto. La versione pugliese (così come molte altre varianti regionali italiane) aggiunge però una chiusa consolatoria, con il protagonista che si dimostra pentito e l’animale che accetta le sue scuse: nel Basile, invece, il gatto, offeso e deluso, abbandona definitivamente l’ingrato protagonista. Comunque, la versione letteraria che ha maggiormente influenzato la diffusione di questa storia  è sicuramente quella di Perrault (“Le Chat botté”).

Per il folklorista

La storia pugliese replica lo schema generale di questo tipo fiabesco, con i doni portati dal gatto al re, il protagonista che millanta un titolo nobiliare, il corteggiamento nei confronti della principessa, lo stratagemma dei contadini indotti a dichiarare che le terre che il re incontra appartengono al protagonista.

Come storia orale, è presente in tutti i paesi d’Europa ed è diffusa per tutta la lunghezza della Siberia. In area Asiatica, è particolarmente conosciuta in India: di qui si è diffusa in Indonesia e nelle Filippine. I colonizzatori l’hanno portata in Africa e fra le tribù pellirosse dell’America. È interessante rilevare come, a mano a mano che ci si allontana dall’Europa centrale, compaiano sempre più differenziazioni rispetto alla versione di Perrault: si tratta di varianti che evidentemente risentono meno della rielaborazione letteraria della storia e che appartengono più marcatamente alla tradizione orale. A volte può comparire come protagonista una fanciulla invece di un ragazzo. Altre volte, invece del gatto o comunque di un animale, come aiutante interviene la figura del “morto riconoscente”. Abbiamo già rilevato come questa storia pugliese si differenzi dal tipo classico, perché in luogo del gatto è presente una volpe. Una volpe compare anche nelle versioni siciliane e sarde. Esistono comunque versioni in cui compaiono altri animali, o addirittura l’animale non figura per niente, e le fortune del protagonista si devono soltanto al suo spirito d’iniziativa. In una curiosa variante siciliana, che Lo Nigro nella sua classificazione dei tipi fiabeschi siciliani indica come tipo *545C (S. LO NIGRO, Racconti popolari siciliani, Firenze, 1958, p. 106), l’aiutante magico non è un animale, ma una fava.

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Per il bibliografo

Compare nelle seguenti raccolte:

  • I. CALVINO, Fiabe italiane, Torino, 1956, nn. 154, 185.

  • L. ANGIULI - L. DI TURI – G. MINARDI, Favolare, S. Prospero (Modena), 1993, p. 21.

  • L. ANGIULI - L. DI TURI – G. MINARDI, Puglia in Favola, S. Prospero (Modena), 1999, parte I, n. 1.10.

  • C. FARINETTI, Vita e pensiero del Piemonte, in “Canti, novelle e tradizioni delle regioni d’Italia, Milano, s.d., n. 1.

  • CH. SCHNELLER, Märchen und Sagen aus Wälschtyrol, Innsbruck, 1867, n. 43.

  • V. IMBRIANI, La Novellaja Fiorentina, Livorno, 1877, n. 10.

  • C. MARZOCCHI, 130 novelline senesi, in Manoscritto 57 del Museo di arti e tradizioni popolari, Roma, n. 50.

  • G. PITRE’, Novelle popolari toscane, parte I, Roma, 1941, in “Opere complete di Giuseppe Pitrè”, vol. XXX,  n. 12.

  • G. FINAMORE, Tradizioni popolari abruzzesi, vol. I, Novelle, Lanciano, 1882-85, n. 46

  • A. DE NINO, Usi e costumi abruzzesi, vol. III: Fiabe, Firenze, 1883, n. 53.

  • F. CORAZZINI, I componimenti minori della letteratura popolare italiana nei principali dialetti, Benevento, 1877, n. 13.

  • “Rivista delle tradizioni popolari”, dir. da A. De Gubernatis, Roma, anno I, 1893-94, p. 522.

  • L. GONZENBACH, Sichilianische Märchen, Leipzig, 1870, 2 voll., n. 65.

  • G. PITRE’, Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani, Palermo, 1875, 4 voll., II, nn. 87, 88, 89.

  • C. GRISANTI, Folklore d’Isnello, Palermo, 1899 (I), n. 16.

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