Approfondimento della storia

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Per lo studioso
 

Corrisponde al tipo 1641 nella classificazione Aarne-Thompson (il dottor So-Tutto). Vi compare il motivo K1956 (il furbo imbroglione) dell’indice dei motivi del Thompson. Vanno segnalate alcune contaminazioni con altri tipi fiabeschi: innanzi tutto, con il tipo 735 (la fortuna del ricco e la fortuna del povero), al quale appartiene l’episodio della Fortuna del fratello ricco che indica al fratello povero dove potrà trovare la propria Fortuna; e poi, con il tipo 332 (la morte madrina), al quale appartiene il tema della facoltà attribuita al protagonista di vedere la Morte (in questa storia, la Fortuna) ai piedi o al capo del letto, potendo così dedurre le sorti del malato (elemento, questo, che corrisponde al motivo D1825.3.1).

La struttura di questo tipo narrativo si basa su una sequela di straordinari colpi di fortuna che aiutano il protagonista, un villano che millanta doti straordinarie, a districarsi da una serie di situazioni difficili. Il nome del protagonista cambia da versione a versione: il più delle volte è Gambero (come nella fiaba riportata dai Grimm), ma può essere anche Topo o Grillo (come in questa variante pugliese). Ovviamente, in funzione del nome del protagonista, cambia anche l’animale misterioso che egli - come prova definitiva delle sue capacità divinatorie - è chiamato a dover riconoscere (e che può essere, per l’appunto, un gambero, un topo o un grillo). L’equivoco linguistico fra il nome dell’animale da indovinare e il nome del protagonista corrisponde al motivo N688.

 Per il letterato

È interessante notare che, solitamente, l’impostore è un falso indovino, ed è chiamato a corte per ritrovare l’anello perduto del re (o comunque, scoprire i responsabili di un furto). Questa versione pugliese, in cui l’imbroglione è un falso medico che guarisce la principessa facendola ridere, sembra dipendere da un modello letterario del Cinquecento. Si tratta di una storia in ottave, talvolta attribuita a Pier Francesco cantastorie (detto il Conte di Camerino), in cui compare il personaggio di Grillo, contadino, il quale salva la figlia di un re che sta soffocando a causa di una lisca di pesce: egli la fa ridere ungendole il sedere. La storia fu più volte ristampata: una delle prime edizioni è l’Opera nova de un villano nomato Grillo, pubblicata a Venezia nel 1519 da Nicolò Zoppino e Vincenzo De Polo, e ristampata dagli stessi editori nel 1521 con il titolo Opera nuova piacevole da ridere de uno villano lavoratore nomato Grillo quale volse doventar medico in rima istoriata. A questo Grillo allude anche Lorenzo Lippi nel suo Malmantile, nei versi “E parve giusto il medico indovino / Già detto Mastro Grillo contadino” (C. X, str. 54). E al personaggio, divenuto proverbiale, del medico che guarì una principessa procurandole una gran risata, si fa riferimento anche nell’introduzione del Pentamerone, allorché si parla di Zoza, principessa che non ride. Scrive infatti Basile che per guarire Zoza dalla sua malinconia non sarebbe bastato neanche “il rimedio di mastro Grillo”.

La storia del “Dottor Onnisciente”, comunque, è compresa nelle raccolte dei novellieri europei del Rinascimento e – oltre a quelle già citate - se ne hanno frequenti testimonianze in Italia nel XVI secolo: per esempio, nelle Novellae del Morlini (n. 29). Tuttavia, la sua origine è da ricercare nella letteratura indiana, come dimostrato dallo studio di Bolte e Polivka (J. BOLTE – G. POLIVKA,Anmerkungen zu den Kinder- und Hausmärchen der Brüder Grimm, Leipzig, 1913-1915, 5 voll., II, p. 411).

Per il folklorista

La fiaba è assai popolare in tutte le parti dell’Europa e dell’Asia. Nelle versioni turche, assume una particolare importanza la figura della moglie del protagonista (W. EBERHARD-P. BORATAV, Typen türkischer Volksmärchen, Wiesbaden, 1953, p. 349). Questa storia, inoltre, si trova anche in Africa, in Giamaica, in Georgia (dove la devono aver portata gli schiavi di colore), in Louisiana  (dove è stata portata dai coloni francesi). In tutto, se ne conoscono più di quattrocento versioni. Stranamente, non è registrata molto di frequente nelle raccolte folkloriche italiane. È da notare che i singoli episodi che la compongono, con le involontarie trovate del falso medico/indovino, a volte si presentano in forma autonoma.

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Per il bibliografo
Compare nelle seguenti raccolte:

 

  • J. & W. GRIMM, Kinder- und Hausmärchen, Leipzig, 1856, libro II, n. 98.

  • I. CALVINO, Fiabe italiane, Torino, 1956, n. 25.

  • S. LA SORSA, Tradizioni Popolari Pugliesi, Bari Roma, 1928, parte IV, n. 6.

  • I. VISENTINI, Fiabe mantovane, “ Canti e racconti del popolo italiano”, vol. VII, Torino, 1879, n. 41.

  • C. GRISANTI, Folklore d’Isnello, Palermo, 1909 (II), n. 26.

  • G. PITRE’, Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani, Palermo, 1875, 4 voll., III, n. 167.

  • “Sicania. Rivista siciliana di storia archeologia e folclore”, diretta da S. Raccuglia e M. Alasso, 1913 sgg., IX, p. 55.

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