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La sorte di una ragazza poltrona

C’era una volta una giovane assai bella. Non pareggiava con la bellezza la voglia di filare la canapa, non voleva filarla. La madre, a furia di ripetere gli stessi rimproveri, era diventata insopportabile come una campana stonata : "Sei una ragazza poltrona, sicuramente farai una brutta fine!". Un giorno, giunta all'esasperazione, dopo le  solite stonature, vedendo che non riusciva a farle capire l'importanza del lavoro, perdé la pazienza e la prese a mazzate. Come pianse la giovane assai bella. I vicini per parecchie ore stettero con le mani impegnate a tapparsi le orecchie. E fu proprio in quel mentre che si trovò a passare di lì il Principe. La sua abitudine al comando lo spinse a domandare in tono perentorio ad una donna: "Chi piange? e perché piange?" La donna, che poi era proprio la madre della bella giovane, considerando il tono e la persona che poneva la domanda rispose: "Oh mio Principe, ai suoi comandi: quella che piange è la mia figliuola e...." non sapendo come proseguire e anche per non mettere in piazza i guai familiari (in molte s'erano affacciate per ascoltare), continuò mentendo "l'ho dovuta battere perché... perché, mio signore, vuol filare... sempre! Sempre a filare vuole stare e... " ormai la menzogna aveva trovato la strada maestra "e... io non ho tanto lino". 

"Oh, povera fanciulla!" Commentò il Principe e la volle condurre al suo palazzo. Quando vi giunse, le mostrò tre stanze piene di lino e disse: "Se mi fili tutto questo, ti sposerò" e se ne andò.

La fanciulla rimasta sola, con gli occhi la disperazione, vide quanto lavoro doveva fare. Scoppiò in pianto. Pianse un giorno e due e... al terzo giorno il Principe s'affacciò per verificare e.. : "Come!?" esclamò "Niente hai fatto?" "Altezza..." azzardò la ragazza "non posso star lontana da mia madre". Riprese il Principe: "Fatti coraggio, e mettiti a filare, altrimenti non ti sposo"; e la lasciò di nuovo sola.

Le lacrime? Ormai non riusciva a trovarne, erano esaurite e - non riuscendo a piangere- automaticamente si ritrovò a  svolgere l'attività a lei più congeniale: affacciarsi al balcone. 

Affacciata al balcone vide sotto la sua finestra tre donne, di cui una aveva un piede assai grande e schiacciato, l'altra il labbro inferiore troppo prominente, che la faceva apparire mostruosa, l'ultima il pollice ingrossato.

Esse dissero: "Che fai, fanciulla?" La ragazza raccontò ciò che le era successo, e quelle scoppiarono a ridere. Poi le dissero: "Se tu c'inviterai al pranzo il giorno delle tue nozze, ti fileremo tutto questo lino". La fanciulla promise quanto esse volevano, ed entrate nel palazzo cominciarono il lavoro. Quando il Principe andava a visitarla, essa le nascondeva, e mostrava trionfante la quantità di lino che aveva filato.

Finito il lavoro, le donne le ricordarono la promessa, e se ne andarono. Il Principe che era pazzamente innamorato della bellezza e della virtù della fanciulla, volle sposarla ed ella disse: "Altezza, desidero che al pranzo di nozze partecipino tre cugine che mi hanno voluto sempre bene, da quando ero piccola". Egli accettò, e il giorno delle nozze arrivarono le tre vecchie.

Come le vide, il giovane disse alla sposa: "Come sono brutte le tue cugine!". Poi per curiosità domandò a quella che aveva il piede grande: "Perché avete il piede così mostruoso?" Subito ella rispose: "E' diventato così a forza di girare l'aspro". Rivolto alla seconda domandò: "E voi perché avete questo labbro tanto sviluppato?". Ella rispose: "Perché ho bagnato sempre il filo". In ultimo disse alla terza: "Perché avete codesto pollice enorme?". Ella rispose: "A forza di torcere il filo".

Il Principe si turbò al pensiero che la sua moglie dovesse diventare mostruosa come quelle tre vecchie, e le disse: "Sposa mia, da oggi ti proibisco di filare". Così quella poltrona visse come sempre infingarda e felice.

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