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Il principe che cerca la felicità 

C’era una volta un re e una regina che avevano un figlio, il quale non si accontentava mai di nulla. Un giorno siccome ricorreva l'onomastico suo, tutta la gente gli portò tanti regali, ma lui li rifiutò. 

Un mago si presentò con un cavalluccio a dondolo che il principe gradì, ma dopo essersi divertito un poco lo mise sotto il grande suo lettone regale e lo guardava brutto. Arrivarono il re e la regina sicuri di trovare Pipppino (così lo chiamavano il principino Giuseppe) a divertirsi con il cavalluccio, ma...

"Che è successo Pippino?", disse subito, spaventata, la mamma regina, "Perché tieni quella faccia?". "A papà re, dì: cosa è successo?" continuò il preoccupato sovrano. "Miiii stancaaaaa! Non lo voglio! Voi siete cattivi! Non mi volete benebene! Io ordino che mi dovete volere bbbbbene, parola di principe!", gridò Pippino pestando i piedi. "E cosa dobbiamo fare per volerti bbbbbene... come dici tu?", chiesero insieme papà re e mamma regina. "Voglio Felicità! Voglio Felicità!", disse e ridisse Pippino sbattendo per terra il suo armadio portagiocattoli. Grande fu lo scompiglio nella grande camera del principe: vetri rotti schizzarono tutt'intorno. Ma la coppia regale non si agitò per il danno dei giocattoli che, si sa, gravava sulle spalle dei cittadini: si trattava di aumentare le tasse e tutto sarebbe tornato come prima, o meglio di prima, ma rimasero come due baccalà a sentire la richiesta: "Voglio Felicità!". Si guardarono e a bocca aperta rimasero per parecchio tempo. Poi, mentre principino si andava a mettere nell'angolo della sua stanza con la testa poggiata allo spigolo e di spalle alle teste coronate, presero, a testa bassa, la via verso la gran sala del consiglio. Qui, il re congedò la regina senza una parola e, a testa alta ordinò una convocazione urgente e immediata.

Arrivarono i ministri e, dopo ampio dibattito sulla richiesta del re: "Voglio che mi portiate qui Felicità!", tutti dissero che non sapevano dove quella si trovasse. Allora il sovrano, disperato, ordinò ai ministri di andare a chiamare il mago. "Se non mi dice dove si trova Felicità, gli... gli... tolgo la vita!", concluse. Il mago in presenza del ministro disse: "Uccidimi, ma io non te lo so dire".

Il re si mise in cammino, e aveva percorso meno di un chilometro, quando sentì una voce che disse: "Io sono felice nella posizione in cui mi trovo". Il re spinse la porta, ed entrò; vide una paralitica seduta su di una poltrona, e le domandò: "Sei felice?" "Si" "E non maledici Iddio che ti ha fatto così?" "No". Allora egli tutto mortificato non pensò più a cercare la felicità pel figliuolo. 

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