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LE TRE ARANCE D'ORO

C'erano una volta tante giovani che erano impegnate a lavorare alla cardatura della bambagia e, mentre lavoravano, parlavano tra di loro dell'uomo che avrebbero sposato. Una diceva che era disposta a sposarsi con un calzolaio, un'altra diceva che avrebbe sposato volentieri anche un muratore, una terza disse che era certa di sposarsi con un principe dal quale avrebbe avuto tre gemelli: una sarebbe nata con una stella d'oro in fronte, il secondo sarebbe nato con una palla d'oro in mano e il terzo con lo stemma reale, sempre d'oro, sul braccio.

Alcune guardie del re, che erano poco distanti di lì ed avevano ascoltato tutto, andarono a riferire al principe ciò che aveva detto l'ultima delle tre ragazze. Egli allora la mandò a chiamare e le disse che se veramente avesse dato alla luce i tre figli, uno con la stella, l'altro con la palla e il terzo con lo stemma reale, l'avrebbe sposata e fatta diventare regina; se ciò non si fosse invece avverato, l'avrebbe fatta bruciare viva. La sposò e poco dopo la donna restò incinta. Era all'ottavo mese di gravidanza, quando il principe dovette partire in guerra. La suocera, che non aveva mai accettato di buon grado il matrimonio del figlio, approfittando della sua assenza, si mise d'accordo con l'ostetrica e le disse di procurarsi tre cagnolini. Quando la donna partorì nacquero tre figli come lei aveva predetto, ma la suocera li affidò all'ostetrica, come d'accordo, e li fece gettare in mare. Disse poi alla nuora che aveva dato alla luce tre cani e non tre bambini e la stessa cosa comunicò al figlio scrivendogli. Il principe rispose alla madre ordinandole di rinchiudere la moglie nel sotterraneo del palazzo e di farle avere solo un bicchiere d'acqua e un tozzo di pane al giorno.

Intanto i tre bambini erano stati salvati da una donna vestita di nero, la Madonna, che li aveva nascosti in un castello tutto d'oro dove andava a trovarli ogni giorno, mattina e sera. Finita la guerra il principe tornò a casa e spesso pensava al disonore che gli aveva procurato la moglie di fronte all'intera nazione.

Erano trascorsi ormai quindici anni quando un giorno egli fece sellare il suo cavallo e si recò nel bosco. Arrivò nei pressi di un castello tutto d'oro e, meravigliato, scese e bussò alla porta. Aprì una ragazza con una stella d'oro in fronte e il principe nel vederla rimase incantato. La fanciulla poi chiamò i fratelli ed egli notò con meraviglia che uno di essi aveva sulla mano una palla d'oro e l'altro lo stemma reale sul braccio. Chiese loro chi erano i genitori ed essi risposero che non li conoscevano e che li aveva allevati una donna vestita di nero.

Quando il principe fu a casa sua, riferì alla madre ciò che aveva visto. Ella allora chiamò l'ostetrica e le disse che i ragazzi erano vivi e che lo stesso principe li aveva visti, l'ostetrica si recò, quindi, al castello, bussò ed aprì la fanciulla alla quale disse che se desiderava diventare più bella doveva trovare il mantello del leone con i campanelli d'oro e le tre arance d'oro.

Sentito ciò uno dei fratelli si mise in cammino per trovare tali cose. Camminando, di tanto in tanto ripeteva:

«Qui non canta gallo,

qui non luce luna,

nessun figlio di mamma

cammina a quest'ora, ora

cammino io per la mia sventura.

Incontrò poi un eremita il quale gli raccomandò di non entrare nella foresta altrimenti sarebbe diventato una statua di marmo. Il giovane non lo ascoltò e, appena penetrato nella foresta, diventò di marmo. Quando il principe ritornò al castello e seppe ciò che era accaduto rimase male e, tornato a casa lo riferì alla madre che finse di provare dispiacere. Chiamò poi l'ostetrica e le disse che solo uno dei ragazzi era morto, gli altri due erano vivi. Ella ritornò al castello e ripeté alla ragazza ciò che le aveva detto la volta precedente. Fu allora il secondo fratello che andò alla ricerca di quegli oggetti che servivano a far diventare più bella la fanciulla. Anch'egli però fece la fine dell'altro, cioè diventò una statua di marmo. Intanto il principe che continuava a recarsi ogni giorno al castello, lo seppe ed allora invitò la ragazza ad andare a vivere con lui nel suo palazzo.

La mamma del principe, saputo dell'accaduto e che, quindi, la fanciulla era rimasta sola, mandò di nuovo l'ostetrica che le disse: «Se tu avessi il mantello del leone, le tre arance d'oro e l'uccello della purezza, saresti la più bella di tutte le fanciulle della terra e, se avessi con te i tuoi fratelli, saresti la più felice. Ella allora sellò il cavallo e partì». Cammina e cammina giunse dall'eremita e gli disse:

«Vola, vola eremitaggio,

vola, vola chi è, chi è,

sono un'anima battezzata

giusta e santa come te.

Qua non canta gallo,

qua non brilla luna,

nessun figlio di mamma

cammina a quest'ora ed

ora cammino io per la mia sventura».

«Due anni fa, disse l'eremita, son passati di qua due giovani e non sono tornati più». «Erano miei fratelli», rispose la ragazza. «Tu sei fortunata fanciulla, perché il mago della foresta dormirà per un mese»,  disse l'eremita e ancora continuò «Prendi quest'ovatta ed usala per chiudere i campanelli del mantello che lo stregone tiene stretto tra le grinfie; con l'unguento che ti do, ungi tutte le statue che troverai e queste si tramuteranno in persone vive come erano prima, per prima cosa però, corri a prendere l'uccello della purezza, perché senza di esso il mago perderà le forze e non potrà farti del male.

La fanciulla fece quanto l'eremita le aveva ordinato e così salvò i suoi fratelli insieme a tutti gli altri che erano stati vittime dello stesso incantesimo.

Arrivati poi tutti e tre a casa, misero alla finestra il mantello, le arance e l'uccello della purezza.

La mattina dopo il principe, come ogni giorno, si recò al castello e, quando vide quegli oggetti alla finestra, capì che i tre ragazzi erano tornati. Ne fu contentissimo e, appena entrato, li invitò ad andare con lui nel suo palazzo. Essi allora chiesero permesso alla donna che li aveva allevati ed essa glielo concesse ed, inoltre, disse loro di far lasciare un posto vuoto accanto al principe e di raccontare poi la storia della loro nascita che ella stessa fece conoscere ai ragazzi.

All'ora di pranzo si sedettero ed i ragazzi non iniziavano a mangiare e così pure gli altri, perché era usanza che fossero gli ospiti a cominciare. Uno dei convitati chiese perché non mangiavano ed uno dei ragazzi rispose che non potevano in quanto non era a tavola con gli altri colei che aveva dato loro la vita e che da tanti anni era rinchiusa nel sotterraneo del palazzo. Era stata accusata di aver messo al mondo dei cani e non dei bambini e per questo il principe l'aveva fatta punire. Egli nel sentire ciò, senza perdere altro tempo, scese nel sotterraneo e trovò la moglie mezza morta. La portò nelle camere del palazzo e la fece curare dai migliori medici del regno. La donna si ristabilì bene e tutti insieme vissero per tanti anni felici e contenti.

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