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Una fanciulla guarisce il suo sposo

Vi erano una volta tre sorelle. Una cuciva, l’altra filava e la piccola tesseva. Un giorno si trovò a passare di lì un giovane, il quale s’innamorò della fanciulla che tesseva, il cui nome era Teresa. Ogni sera, quando passava vicino a quella casa, sospirava e diceva: “Quella che fila, quella che cuce, e quella che tesse, mi tesse questo cuore, Teresa, mia Teresa”!

 Le sorelle che avrebbero voluto anche loro sentire queste dolci parole, invidiose della fortuna che toccava alla piccola, le imposero di cucire, ed una di esse si mise a tessere; la sera, quando passò il giovane, la grande, che era intenta a tessere, si sentiva battere forte il cuore e sospirava; ma il giovane, fatto l’occhiolino alla piccola, disse: “Quella che tesse, quella che fila e quella che cuce, mi cuce questo cuore, Teresa, mia Teresa.!

 Le sorelle nel sentire tali parole ne provarono dispetto, e subito ordinarono alla piccina di filare.

 La sera, quando il giovane passò, dopo la solita occhiata alla sua bella, disse: “Quella che tesse, quella che cuce, e quella che fila, mi fila questo cuore. Teresa, mia Teresa”!

 Le sorelle s’accorsero che l’innamorato voleva proprio Teresa e, per non dargliela per vinta, la misero sopra al tetto.

 Ma anche quest’altro dispetto delle sorelle invidiose non valse a nulla, poiché la sera il giovane non vedendola in casa, levò il capo in alto, e notò che ella stava sul lastrico. Comprò una scala di vetro, ed appoggiatala al muro vi salì. Per prima fece scendere Teresa, che arrivò a terra senza farsi male. Poi lui ma, mentre stava per scendere, si ruppe la scala e gli si conficcarono dei vetri in tutta la persona. Teresa rimase in mezzo alla via e, per non andare dalle sorelle, cominciò ad avviarsi per la campagna.

 Mentre camminava, vide una casetta, in cui c’era una donna chiamata mamma nannorca, ed un uomo, chiamato papà nannorco. La fanciulla entrò nella casetta e disse che era disposta a fare i servizi purché la tenessero con loro. Mamma nannorca l’accettò, e le disse: “Quando prepari da mangiare, mettici più sale che puoi!” La ragazza ubbidì e, siccome faceva bene le cose di casa,  fu voluta bene. Un giorno, entrati in familiarità,  la ragazza raccontò loro il suo guaio: il fatto del bel guaglione che voleva sposarla e quello che gli era capitato quando la scala di vetro si era rotta. E, raccontando tutto il fatto, piangeva.

 Il mago, commentando il fatto, si fece sfuggire che per guarire il giovane occorreva il suo sangue. La maga aggiunse, per vantarsi, che senza il suo grasso il sangue dell’orco non sarebbe bastato.

 La giovane a sentirli pensò e ripensò e alla fine decise. Come tutti gli altri giorni preparò da mangiare e quel giorno fece il pranzo più salato del solito. Dette ai maghi molto vino e i due si addormentarono ubriachi. Allora con un coltello li ammazzò e, prese il sangue dell’uno e il grasso dell’altra, li mise in una pignatta.

 Fuggì dalla casetta, e vestita da medico si presentò al palazzo dello sposo. Trovò che i genitori e parenti piangevano e, facendo finta di non sapere, ne domandò la ragione. Essi risposero che avevano un figlio malato e che nessun medico da loro chiamato era riuscito a guarirlo. Allora la giovane disse: “Volete che lo guarisca io?” I genitori dissero che quello era il loro grande desiderio, ed allora ella continuò:

 “Dovete darmi parecchie penne, un poco di fuoco e lasciarmi sola coll’infermo”. La madre prese tutto l’occorrente, e lasciò solo  col figlio quello che credeva un medico.

 La ragazza medico, rimasta sola, squagliò il sangue ed il grasso, e lo sparse per l’intera persona dello sposo... immediatamente tutti i pezzi di vetro vennero fuori.

 Ad un tratto la fanciulla si spogliò del vestito di medico e si diede a conoscere per la fidanzata. Il giovane gioì nel vederla e chiamata la famiglia riferì ogni cosa.

 Veniamocene ai medici, che rimasero con un palmo di naso nel vedere che una donna ignorante aveva saputo sanare un moribondo e loro, con tutta la scienza, non erano stati capaci di nulla. Teresa ed il giovane guarito si sposarono e vissero contenti e felici.

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