Per questa sceneggiatura si è tenuto conto delle storie: 
Un lupo e una volpe
di Apricena e La civetta e la volpe di Novoli

La civetta, la volpe e il cane

La civetta seria seria e la volpe che la spia

Personaggi

Narratore
Civetta   
chiamata     Vetta
Volpe   
chiamata    Pevol
Cane    
chiamato     Neca
 

Scena  - Alberi e alberi in aperta campagna. E' notte! Ad un albero è poggiata una zappa. 
Con un lampioncino in mano, viene avanti il narratore.

 

 

Narratore:       Ancora e ancora una storia di animali. Animali che parlano? Quando mai s'è visto! E' vero che gli animali non parlano? Lo sappiamo! Ma questo succede nella realtà!  Nella fantasia, basta usare il termine giusto e la tonalità di voce giusta che ... C’era una volta. C’era una volta una civetta...

Civetta:           (Vecchia civetta: avanza con bastone in una mano e lanterna nell'altra; parla nervosamente) Non ho bisogno di presentazioni: so badare a me stessa. Sono anni che bado a me stessa. Adesso, poi non ho il tempo di stare a chiacchierare con un buono a nulla come te, che perde il tempo a raccontare i fatti degli altri.(Il narratore, facendo gesti tipo: "Un carattere intrattabile" e "Meglio non stuzzicarlo. Vado via alla chetichella", è uscito di scena) Cosa può capitare a una anziana civetta al giorno d'oggi! (Si guarda intorno e non vedendo nessuno...) Parlo e parlo e a chi parlo?...  A me stessa, come al solito. (Appoggia il bastone ad un albero, prende una zappa e comincia a mimare il lavoro) Mi tocca sempre lavorare, anche a questa età: amici miei, ho quasi sessant'anni. Per fortuna la salute mi accompagna e ho trovato una compagna con cui ho fatto società. Sì, una bella società di mutua assistenza. E' stata una fortuna aver trovato la brava comare volpe - la cara Pevol -, molto più giovane di me, che ha fatto società con la sottoscritta. Si lavora e si mangia.

Volpe:            (Che già da un po', alle spalle della civetta, era arrivata con la sua zappa; si era stesa per terra in atteggiamento strafottente: con le gambe incrociate e le braccia sotto la testa a far da cuscino. La voce, in campagna - ambiente dispersivo - si usa tenerla ad un volume più alto, come se si parlasse ad una distanza ragguardevole) Si lavora e si mangia... Buon giorno, comare Vetta.

Civetta:            (Continuando a lavorare e con un tono di voce più alto) Oh, carissima. Giusto in tempo: prendi l'altra zappa e comincia dall'altro capo così ci sbrighiamo e poi potremo seminare il grano. 

Volpe:             (Senza muoversi ma usando un tono di voce molto sollecito) Sicuramente! Prendo la zappa e comincio a zappare da questa parte. (Poi facendo finta di iniziare) Uno due e tre: si parte. Facciamo a chi finisce prima. E chi si stanca dà voce all'altra.(Non si è mossa: è rimasta nell'atteggiamento iniziale di riposo assoluto)

Civetta:            Che bello lavorare in compagnia: si dimezza il lavoro e si è alleggeriti anche di responsabilità. Ma adesso non parliamo più: lavoriamo!

Narratore:        (Entrando con discrezione. Al pubblico) E lavorano... (Con ironia) Chi con sudore e chi senza sudore... Lei, la volpe, non ha bisogno di lavorare con i muscoli... lei usa ben altro... Comunque è bene che tutto questo si svolga sotto i nostri occhi: prendiamo mentalmente appunti dell'accadimento. Prima che comare Vetta mi interrompesse, volevo farvi conoscere le premesse di questa situazione: 
Quella volta comare civetta aveva fatto società con comare volpe: "Dissodiamo la terra, seminiamo e al tempo della raccolta godremo il frutto del nostro lavoro". Saggiamente avevano stabilito la grandezza del campo e s'erano date appuntamento sul posto di lavoro il giorno stabilito. Cosa la volpe aveva in mente, considerando l'attuale comportamento, non si sapeva e tutto lasciava presupporre che il sodalizio avesse stabilito il rapporto su solide basi. Le cose, come vediamo non sono proprio come...

Civetta:            (Fermandosi per riposare ed esponendo il proprio pensiero con sguardo perso)  Eppure, a dire il vero - se si vuol dar retta ai proverbi - tu non saresti una buona compagna... Il tuo pelo rosso nel proverbio non viene ben visto: Se il rosso fosse fedele, anche il diavolo sarebbe sincero. I proverbi molte volte non hanno radici nella realtà... E' anche vero che di proverbi ce ne sono per ogni occasione... come nel nostro caso: Amicizia senza malizia, dura fino al giorno del giudizio e ancora L'amico del buon tempo si cambia come il vento... ma, come stiamo dimostrando, per noi esiste solo questa solida realtà: Se si semina si raccoglie e Con la buona compagnia ogni dubbio se ne va via.

Volpe:            (Non si muove e non risponde, anzi sembrerebbe addormentata)

Civetta:            (Riprendendo a lavorare e continuando a parlare) La zappata di gennaio riempie il paniere: e questo è vero. Com'è vero che: Giugno falce in pugno... (Considera) Il tempo e il lavoro scandito dall'esperienza dei nostri nonni. Tutto... (Si gira verso la volpe e la vede stesa per terra) Ma... (Chiamandola) Comare Pevol.... Comare Pevol! (La volpe non si muove. Avvicinandosi) Comare... Comare! (E' vicina e la scuote) Comare, è questo il modo di lavorare?

Volpe:             (Svegliandosi di soprassalto e urlando) Oh! Ooooooh! (Tastandosi con le mani per tutto il corpo) Dove sono? Chi sono? Chi sei? (Poi lamentandosi) Ohi ohi ohi ohi! Ohi ....

Civetta:            (Considerando le frasi sconclusionate che ha appena sentito, comincia a preoccuparsi) Ma... che ti succede? Che ti è successo? Da quanto sei in queste condizioni?

Volpe:            (Con tono accusatorio) Comare Vetta traditrice! Comare Vetta traditrice! (Sollevandosi) Volevi farmi morire! Eh? Volevi farmi morire? 

Civetta:           (Sentendosi accusata) Perché dici questo? Cosa ti ho fatto? Io stavo...

Volpe:            Stavi chiacchierando.... Tante stupidaggini! Io... Tu... (Arrabbiatissima) Sei senza cuore! Lo sapevo che non dovevo unirmi a... ma non usiamo parole di cui potremmo pentirci. Non hai sentito un tonfo? Un sordo rumore che ha fatto tremare tutta la terra? Sicuro! Eri impegnata a dire e dire... e io, invece, che ero impegnata a fare e fare... (Ricordando con terrore) Un momento terribile... (Non sa cosa dire e quindi va alla ricerca di una storia - credibile - da raccontare alla povera Vetta) un momento... Zappavo e zappavo... Sudavo e sudavo... Parlavi e parlavi.... Mi distraevi, ma io... Ad un certo punto... ad un certo punto.... (Ha trovato) Punto!

Civetta:         (Sorpresa dalla conclusione insensata) Come: punto! Che significa?

Volpe:             Punta! Sono stata... Una vespa maledetta ha cominciato a ronzarmi intorno e... Voleva pungermi. Mi ha punta? Eh? Rispondi! Mi ha punta? (Nessuno risposta) Non lo sai? No! Non mi ha punta... almeno questo è quello che ricordo perché per scacciarla ho usato la zappa e, chissà come, - al buio - ho zappato sul mio cucuzzolo. (Si tocca la testa. Lamentandosi) Ohi! Ooooohi! Ohi! Come farò adesso? Chi mi dà più la forza di continuare a lavorare? Come posso pensare di lasciarti sola con tutto il lavoro che c'è da fare? (Esagerando) E' la fine! E' la fine! (Continua)

Civetta:            (Veramente dispiaciuta. Confortandola) Non è la fine! Non essere così drastica. Lasciati guidare da chi ha più esperienza di te. Non devi nemmeno preoccuparti: continuerò io... anche per te. Il terreno sarà pronto in tempo per la semina... non temere. (Pensando) Ma come ho potuto! Come ho potuto? Sono stata proprio una sconsiderata: non prestare soccorso al mio fedele socio! Ma ne subirò le conseguenze: a costo di scoppiare e abbandonare l'idea di morire di vecchiaia.... Ma lasciamo stare! (Alla volpe) Va'! Va'! Mettiti comoda e non pensarci più!

Volpe:            (Sempre con finte esagerate e senza mettere in discussione le decisioni della come Vetta, raggiunge l'uscita lamentandosi) Ohi! Oooohi! Ohi! (Continua in dissolvenza anche fuori scena)

Civetta:            (Sola) Eppure... Ma non è nemmeno lontanamente possibile dubitare! Ho tradito la fiducia... (Ancora un pensiero, ma...) Eppure... No! (Riprendendo a lavorare) Al lavoro che la notte sta per avere il cambio! (Lavora alacremente finché la luce non viene spenta)

Narratore: Il lavoro della terra è un lavoro duro, ma paga. Non così pensava la volpe. Furbizie, finzioni... bugie erano le caratteristiche di comare Pevol. Abbiamo visto cosa ha escogitato per non zappare la terra. Abbiamo sentito del patto che unisce Civetta e Volpe... Ora vi racconto ancora cosa escogitò per non partecipare alla semina del grano: s'inventò un lutto in famiglia. Il lutto di un parente fuori dal confine che lo costringeva ad allontanarsi per un lungo periodo di tempo. I bugiardi non si pongono limiti. Di sicuro in questa storia la notturna civetta non ha avuto tempo di rilassarsi: ha zappato, seminato e sperato in un buon raccolto. La volpe non è ancora rientrata dal (calcando sulla parola) lutto in famiglia. Credete che non si farà più viva? Che rimarrà coi parenti e, proprio perché non ha partecipato al lavoro, rinuncerà alla parte che le spetta? Vedremo! Assisteremo! Così come stiamo per assistere ad un incontro: quello di Vetta e Neca, un cane di masseria molto esperto, amico dell'anziana Comare. Eccoli che se ne vengono: questo incontro passò alla storia con il nome de La notte del Consiglio. Grande notte, gran consiglio.

                  (Arrivano appaiati il Cane e la Civetta. Continuano il dialogo già avviato)

Civetta:     .... insomma posso semplicemente dirti che è brava ma sfortunata. Sì, ti ho detto della zappatura: poveraccia... a vederla stesa per terra... sembrava morta e io? Non voglio ricordare! Poi della morte di questo parente stretto... proprio sfortunata! 

Cane:         Non voglio sindacare, ma... ho una sensazione... una sensazione che... non so... potrei essere frainteso... potrei dare l'impressione di nutrire risentimento... potrei... ma questo episodio me ne ricorda un altro: un racconto di un mio antenato. Lavorava, come me, alla masseria de IL MERLO: faceva il guardiano di pecore... come me. Era intimo di una pecora che aveva conosciuto un asino a cui un bue aveva raccontato una storia... (indicando un punto) Sediamoci che, pari pari, te la racconto come è stata raccontata a me: 
 C'era una volta un lupo e una volpe. Il primo disse alla compagna: "Vogliamo seminare in società il grano?" Essa acconsentì. Giunto il tempo della semina, la volpe disse al socio: "Semina tu, perché non mi sento bene". Egli ubbidì. Quando fu il mese d'aprile, il lupo tornò alla volpe, per dirle che bisognava sarchiare il grano. Essa rispose: " Sono tormentata da un forte dolore di testa, sarchialo tu". E lui andò a sarchiare. Il mese di giugno, quando si doveva mietere, si ripresentò alla compagna, che gli disse: " Fa' tu, ché dopo divideremo il raccolto". Esso tornò al campo ed eseguì l'ultimo lavoro. Quando finì, rivide la volpe, e le disse: "Dividiamo il grano". La furba lo divise, e disse allo sciocco: "A te do la paglia e io mi prendo il grano!"
E' una storia, ma - tu sai - che nelle storie molte volte si nasconde una realtà. Mi auguro... ti auguro di non essere caduta in una storia simile e, comunque, sappi che potrai, se fosse necessario, contare sempre sul mio aiuto: non dimenticherò mai il bene che mi hai fatto. Ricordo quella spina nella zampa che non mi permetteva più di svolgere il mio lavoro... il rischio che ho corso: potevo essere eliminato! Tu, col tuo becco, quella lontana notte, indefessamente riuscisti a estrarre quel grosso pungiglione e ... ricordo: con quell'erba medicamentosa mi salvasti dal peggio. Se sarà opportuno vorrò ricambiare... se tu me lo consentirai.

Civetta:      La tua lealtà mi commuove, ma io penso che quella storia sia acqua passata: abbiamo superato i tempi bui, i tempi della diffidenza e dei dubbi. Ora siamo tutti solidali, la parola ha acquistato significato notarile e.... Nooooo! Non sarà necessario un tuo intervento. 

Cane:        Questo è l'augurio che ti faccio! Ma, se...

Civetta:      (Si alzando e prosegue verso l'uscita seguita da Cane) Sì! Sì! (Sorridendo, quasi a voler accontentare l'amico:) Quando avrò bisogno di te, griderò.... (cercando) Ne-Ca-Ne! (Escono mentre civetta ride di questa trovata)

Narratore:  Ride la fiduciosa Civetta. (Con tono affabulatorio) Il tempo passa e la terra, alla quale con il duro lavoro è stata fatta la domanda, risponde con generosità! (Indicando il fondo scena dove è stato sollevata - in verticale - una striscia su cui è visibile un campo di grano) Ora che il grano è cresciuto... stiamo a vedere come va a finire questa storia...

 

Il grano che è cresciuto dopo il lavoro della civetta




Campo di grano
A
= La striscia che rappresenta il campo di grano è poggiata orizzontalmente sul piano scenico;
B
= La striscia del campo di grano è stata posizionata in verticale utilizzando i fili D che erano poggiati sul piano e che poi vediamo nella posizione C, ben tesi.

                 (Arrivano Civetta e volpe. La nostra comare Pevol ha badato bene a mettersi al braccio la caratteristica striscia di stoffa che indica lo stato di lutto. La nostra comare Civetta, invece, facendo notare con orgoglio il frutto del suo lavoro si adegua alla situazione e viene in scena mentre partecipa alla socia le sue condoglianze)

Civetta:      Sono veramente dispiaciuta del lutto che ha colpito la tua famiglia. Mi auguro che ti sia ripresa e che possa stare in pace....

Volpe:       (Guardando il grano e interrompendola) Veramente una buona annata: abbiamo lavorato veramente molto bene. Sì! Lo diceva il mio tris-tris-nonno "L'unione fa la forza e dà buoni frutti".  E' vero, abbiamo sofferto... abbiamo dato alla terra il nostro sudore... abbiamo.... (Concludendo) Adesso dividiamo il grano

Civetta:      (Come se questo modo di fare gli ricordasse qualcosa, ripete) "Dividiamo il grano"

Volpe:        "A te do la paglia e io mi prendo il grano!"

Civetta:       (Ricordando e pensando ad alta voce) Così come disse quella volpe al lupo: "A te do la paglia e io mi prendo il grano".

Volpe:        (Minacciosa) Come dici?

Civetta:       (Spaventata dal tono) La notte del Consiglio! Io? Io... (cerca le parole) io dico: (Urlando) Ne-Ca-Ne!

Volpe:        (Guardandola con sorpresa) Ma cosa dici? Sei impazzita!

Civetta:       (Facendo la scema) Io? Io... dico: (Urla) Ne-Ca-Neeeeeee!

Cane:          (Apparendo quasi per incanto, come il folletto della lampada) Mi hai chiamato?

Civetta:        (Sorpreso, non della presenza del cane, ma della corrispondenza della storia: dice..) Avevi ragione!

Volpe:        (Indietreggiando) Avevi ragione? (Mentre Cane avanza: si può inserire un ritmo) Ma a che gioco giochiamo?

Cane:         (Sempre ritmando i passi con quelli della volpe) Stiamo giocando al gioco di guardie e ladri, del buono e del cattivo, dell'imbroglione e del credulone e io.... io (Avventandosi sulla volpe che guadagna l'uscita) io difendo i buoni, i creduloni contro i ladri, gli imbroglioni, i cattiviiiiiiiiii (Esce)

Civetta:      (Considerando. Soprappensiero esce dicendo:) Non si finisce mai d'imparare. Non si finisce mai d'imparare...... (Esce)

Narratore:  Possiamo dire che anche questa storia ha un buon finale, ma non possiamo dire "e vissero tutti felici e contenti" perché la furba volpe, forse troppo fiduciosa della sua intelligenza, commise un grosso errore:  
                 La volpe, seguita dal cane, cominciò a fuggire come il vento; però la coda molto lunga non le permetteva di scappare con facilità; tuttavia inseguita dal cane arrivò alla sua tana, e cominciò a dire: "Siate benedette, o mie amiche, che m'avete aiutato; ma tu esci fuori, brutta coda, perché mi hai ostacolato nella fuga". Nel dire così mise fuori dalla porta un po' di coda, e ripeté diverse volte questa operazione. Il cane, che era già arrivato, quand'ella aveva messo fuori un bel pezzo di coda, l'azzannò, e tiratala a viva forza se la mangiò. Così compare cane ebbe la volpe, ed a comare civetta spettò la biada e la paglia.

                                    Solo Civetta e Cane rimasero felici e contenti
                  Ed io che  la narro, non seppi più niente di niente
                  (Facendo un profondo inchino) 
                   e saluto tutta questa brava gente!.

FINE

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