ORCO

NANNURCHJ E NANNORCHJ

Stava una volta, nei tempi primitivi, dice che stavano in un bosco, stavano un certo Nannurchj e Nannorchj, erano un marito e una moglie. Noi potevamo tenere sette otto anni quando li sentivamo questi fatti. Stavano in un bosco e capitò un giovane ad andare a quella via, andava in giro per i boschi e trovò questo piccolo pagliaio con questi Nannurchj e Nannorchj. Sti Nannurchj e Nannorchj erano persone di grande valore di salute. Con un dito, così, andavano vicino a una pianta così, quando facevano così col dito foravano la pianta. Accidenti a sto Nannurchj e Nannorchj! Questo giovane poi capitò che andava in giro, vide questo pagliaio - allora si usavano i lumi a petrolio, la lampada, neanche a petrolio a olio - allora questo giovane vide una luce accesa nottetempo: «Lì ci devono essere delle persone» e andò. Insomma l'ospitarono, dice: «Che vai facendo?», «Che vado facendo? Vado in giro. Devo campare pure io. Dove trovo qualche cosa da mangiare mangio, devo campare pure io», «Bè - dice - vuoi stare con noi?», «Eh, mi sto insieme con voi», «Tanto - dice - quello che mangiamo noi mangi pure tu», «Va bene» disse quello.

La mattina quando si alzò - era d'inverno, faceva freddo - «Bè - dice - sai che devi fare? Mò ci vai a fare un fascio di legna, così noi ci riscaldiamo, cuciniamo ». Per un fascio di legna pigliarono una fune di una cinquantina di metri e ce la diedero a questo. Disse questo: «Che devo fare con questa fune di cinquanta metri?».

Fece un fascetto e se lo portò. Quando lo videro dissero: «Che si deve fare con questo fascio?! Noi ti abbiamo dato quella fune, dovevi fare un fascio di quelli grossi! Dovevi pigliare un terzo di bosco, dovevi avvolgerlo e portarlo qua». Disse quello: « Possibile?!». Insomma siccome che questi si dice che erano un sopragigante, insomma disse: « Domani mattina vengo io. Ti faccio vedere una cosa da poco». Dice che pigliò una fune, attaccò una decina di piante e se le trascinava, le schiantava e se le portava. «E questo è il lavoro che dovrei fare io?!». Allora disse: «Senti. Domani mattina poi, domani mattina, quando capita, ti faccio vedere un'altra cosa. Tu che stai insieme con noi devi diventare come noi, forte come noi, devi fare quello che facciamo noi». Disse quello: «E che devo fare?», disse: «Adesso ti faccio vedere io, con un dito quello che faccio io». Andò vicino a un albero, fece così e gli fece un foro quasi di una cinquantina di metri. Disse: «Accidenti». Disse: «Così devi fare tu, devi farmi vedere». Allora questo non poteva farlo, allora che fece? Trovò un nido, quello delle api che fanno il miele, andò con un trapano, fece un buco all'albero, mise il miele a una parte e l'altra, così non si vedeva, allora disse: «Bè - quello lo fece poi all'albero più grosso che stava lì, allora quando andarono lì piglia e disse - Bè, a quale albero vuoi fare il buco?», «No - disse quello - io non posso fare il buco come lo fai tu. Dobbiamo andare a una pianta piccolina», «No - disse quello - noi dobbiamo andare all'albero più grosso!». Quello il più grosso l'aveva... furbo, hai capito?! Disse (tra sé): 'Questo se io vado vicino al piccolo, quello mi va a portare al grosso', allora al grosso teneva fatto il preparativo. Allora come andò disse: «A quale albero devo fare il buco?», disse «A quell'albero», «E mò ti faccio vedere». Andò e gli fece il buco. «Capperi! - disse questo Nannurchj e Nannorchj - questo lo dobbiamo tenere insieme con noi come figlio, perché questo è forte pure come noi».

Vai alla Provincia Vai all'indice

Vai all'inizio della Storia