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La fortuna di Tabacco

C'era una volta un padre che aveva tre figli. Il piccolo, che di nome faceva Tituccio, era più brutto del debito e scarso di cervello come una pipa senza tabacco: "Se n'è andato in fumo" - si diceva in paese. Infatti i compagni, si sa come succede, gli misero il soprannome di Tabacco, ed era il loro zimbello. Gli altri due fratelli, bene o male, se la cavavano: andavano a giornata e tiravano avanti.

Quando morì il genitore, lasciò come unica ricchezza tre vacche; i fratelli (bene o male) si scelsero le più belle e grosse e a Tituccio-Tabacco diedero la più piccola e magra. Tituccio, ridendo ridendo come uno scemo, se la prese - che doveva fare?

Nella sua scempiaggine, Tituccio ragionò: "E che ci do da mangiare? Non ho niente! Questa mi muore subito: tiene tanta fame arretrata. Mo' le tolgo la fame e la pelle e...".

Così fece:  uccise la vacca, e dalla pelle formò una grancassa, con la quale si mise a girare il mondo.

Con questo strumento si guadagnava di che vivere, e spesso i padroni lo conducevano con loro in campagna, perché col rumore della grancassa allontanava gli uccelli, che danneggiavano i campi di biade.

Un giorno Tabacco s'inoltrò in un bosco, e, scemo scemo, si sfogava sul tamburo furiosamente. In quel momento tre ladri stavano dividendosi il tesoro, che avevano rubato ad un ricco signore.

Come sentirono quei forti rumori, supposero che fossero i gendarmi che venissero a sorprenderli per arrestarli. Vinti dallo spavento abbandonarono ogni cosa, e fuggirono.

Tabacco vedendoli scappare pensò che dovessero essere dei masnadieri; quindi si avviò verso il punto da cui essi erano fuggiti, e vide a terra un mucchio di cose che luccicavano. Si avvicinò e notò un mucchio di monete d'oro e d'argento, di anelli con pietre preziose e brillanti. Felice di quella fortuna, se ne impossessò, e tornò al paese, ove mostrò ai fratelli il tesoro che aveva rinvenuto.

Quelli vollero sapere come avesse fatto ad impadronirsene, e lui rivelò loro ogni cosa.

Allora essi mossi dalla brama dell'oro, uccisero le proprie vacche, e fatte due grancasse s'avviarono verso il bosco indicato da Tabacco.

Intanto i tre ladri pentiti d'aver lasciato quel ricco tesoro, alcuni giorni dopo tornarono alla selva per rintracciarlo. Cercarono d'ogni parte, ma non trovarono nulla. Delusi e sconfortati stavano per tornarsene, quando sentirono quei rumori di grancassa, dai quali stoltamente s'erano fatti spaventare i giorni precedenti. Stizziti dell'imprudenza di quegl'impostori, credendo che fossero gli stessi che avevano portato via il loro tesoro, li assalirono, e li conciarono per le feste. Così fu punita la loro ingordigia.

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