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I due fratelli

C'erano una volta due fratelli, di cui il grande era furbo e intelligente, mentre il piccolo era scemo. Un giorno andarono per le vie di campagna, per procurarsi di che mangiare, ma giunti ad un punto videro una banda di briganti che veniva loro incontro. Presi da spavento entrarono in un bosco, e si nascosero su di un albero. Per combinazione i briganti entrarono in quel bosco e si fermarono sotto lo stesso albero.

Mentre erano seduti a terra a contare il danaro che avevano rubato, lo scemo sentì un forte bisogno di orinare, e a bassa voce lo disse all'altro. Questi gli raccomandò di orinare a poco a poco per non destare l'attenzione dei briganti, e così fece. Il capo della comitiva, che vide qualche goccia d'acqua cadere su di lui e sugli altri, senza levare il capo in alto, disse: "Uccello, non vuoi smetterla? Se non la finisci, ti sparo". I due a quelle parole sentirono un brivido nelle ossa, ed il fratello maggiore pregò l'altro di essere prudente per non capitare un guaio.

Se non che poco dopo ecco che allo scemo viene un bisogno più urgente. Il fratello lo scongiurò di mantenersi, ma quegli non poté resistere, e coprì di sporcizia i briganti, che, non sapendo spiegarsi quell'accidente, fuggirono lasciando tutto il tesoro, che avevano rubato.

Quando furono sicuri di non essere minacciati, scesero dall'albero, si caricarono le bisacce di monete, e si avviarono per il bosco.

Lungo il cammino videro una casa solitaria; era l'abitazione dei briganti, che stava aperta; essi entrarono e trovarono imbandita una grande tavola con tredici posti. Mangiarono un po' da un piatto, e un po' dall'altro mostrando così di non aver toccato nulla, e non visti da alcuno proseguirono il cammino per il paese.

Era d'estate ed il sole era scottante; il fratello maggiore camminava più sollecito e andava avanti; l'altro, che era carico della bisaccia pesante, procedeva lentamente. Sempre dominato dalla paura, vedendo l'ombra sua, credette che fosse un brigante che lo seguisse; quindi prese una prima moneta e gliela buttò; poi vedendo la sua insistenza, gliene buttò una seconda; ma intimorito di vederlo sempre appresso, chiese aiuto dal fratello, il quale tornò indietro per soccorrerlo.

Quando s'accorse che non era un brigante, ma l'ombra del fratello, lo rassicurò e gl'impose di non buttare più monete. Indi continuarono il cammino. Intanto i masnadieri, che avevano creduto d'essere stati burlati da qualcuno, si sguinzagliarono di qua e di là per rintracciare i malandrini. Uno di essi avendo trovato a terra le monete gettate dallo stupido, sospettò che per quella via quelli si fossero incamminati, ed affrettato il passo, lo raggiunse, e si mise a seguirlo.

Lo scemo credette che fosse la sua ombra, e non se ne curò; anzi quando quegli gli chiese qualche cosa, egli infilò ad una forchetta un pezzo di pane e glielo ficcò tanto fortemente in bocca, che gli sfregiò il palato, e gli fece versare sangue dalla bocca. Il disgraziato andò a raggiungere i compagni, a cui raccontò l'accaduto, ed allora il capo della banda volle andar lui a raggiungere i due birbanti per punirli della doppia bricconata. Egli portava grossi coltellacci, con i quali doveva ucciderli; ma il fratello maggiore avendo incontrato per via un arrotino, comprò da lui il carrello; e quando vide il capo brigante con quei coltelli, disse che era disposto ad affilarglieli.

Quegli non sapendo di trovarsi presente ai due che cercava, dette ad arrotare i coltelli, ma non s'accorse che invece di avere restituiti i suoi, ebbe altri coltelli di legno. Se li prese, e dopo aver girato parecchio, si riunì con i compagni. Questi gli domandarono cosa avesse concluso, ed egli riferì quanto aveva fatto; ma nel provare i coltelli, s'avvide dell'inganno.

Allora infuriato giurò di vendicarsi. Riprese il cammino, e s'imbatté in un altro arrotino; gli domandò se fosse colui che gli aveva affilato i coltelli, e quegli, sperando d'essere pagato invece dell'altro, disse di sì.

Ma male gl'incolse, perché il capo brigante lo scannò con una pugnalata.

Credendo di aver punito uno dei colpevoli se ne tornò al bosco, dove incontrò i compagni, i quali furono soddisfatti della vendetta presa, mentre i due fratelli, lieti del bottino, arrivarono a casa loro, e consegnarono tutto il tesoro alla madre. Così vissero felici e contenti.

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