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  Statua

Il Ciabattino

C'era una volta, non molto tempo fa, un prete. Sua sorella, vedova di guerra (della prima guerra), gli aveva affidato, in punto di morte, la figlia. L'orfanella crebbe con tutto l'amore che lo zio prete poté riservarle: buon cibo e buona istruzione. Era simpatica a tutti, allegra e ubbidiente finché... non si innamorò di un modesto ciabattino. Inutili le raccomandazioni dello zio che si opponeva a questa  decisione, lei voleva assolutamente sposarlo. Dopo  tante litigate, l'ostinata ragazza, se ne scappò con il suo innamorato e il prete, a malincuore, fu costretto  a sposarli.

Come padre putativo, al prete toccava fare la dote alla fanciulla ma l'accorto zio, invece dei soliti panni-a-otto servizio di piatti e quant'altro era stabilito dall'usanza del paese,  regalò alla nipote solo una statua. "Una statua? e che me ne faccio di questa statua?" sbraitò il novello sposo quando gliela mostrò la sua spaesata sposina. "E' un modo per vendicarsi per non avergli ubbidito!", pensò ad alta voce la novella sposa. Intanto i due si trovarono una casa e, tagliando i contatti con zi' prete, cominciarono la nuova vita. La nuova vita, sì ma non bella: il ciabattino lavorava un giorno sì e tre no, il mangiare si vedeva a malapena nella credenza di quella casa e la ragazza, abituata all'abbondanza in casa dello zio, si ritrovò ridotta in miseria insieme al marito che, per questi motivi, diventò un altro dopo il matrimonio. Litigavano continuamente, mai niente andava bene, una cosa per uno era rossa per l'altra era nera: un continuo battere e ribattere. Lo zio, da lontano, seguiva le vicende senza intervenire, anzi ostentava una vita da crapulone.

"Quello è tuo zio! Un prete del diavolo. Un mangiapaneatradimento: ecco cos'è tuo zio. Noi a stringere la cinghia e lui se la gode, alla faccia nostra.", si lamentava il giovane.

Lei, con tutto che era istruita, si mise - per aiutare la baracca - a filare la bambagia per buscare una lira al giorno, ma anche questo non bastava a creare tranquillità. Arrivarono i figli insieme ad altri anni di sacrifici. Lui, ancora, non aveva ingranato: sembrava che la gente lo facesse apposta a non consumare le scarpe. Quell'arte dava poco guadagno ed i bisogni erano cresciuti con la nascita dei figli. Nella casa era un continuo piagnucolio dei bambini affamati e la povera madre rimpiangendo amaramente il benessere che avrebbe goduto sposando un altro, continuava a litigare col marito: continue scenate e baruffe, che avvelenavano sempre più la loro vita.

Un giorno circolò la notizia che il prete stesse per morire.

La donna piantò baracca e burattini e corse da lui. Il marito, a casa con i bambini, aspettava la triste ma buona notizia: sperava d'ereditare i beni di quello zio senza cuore. A sera, la madre dei suoi figli, tornò. "Si è ripreso. Sta meglio.", raccontò la donna al marito. I giorni seguenti la donna tornò a far visita allo zio che era in via di guarigione. E un giorno, facendosi forza, raccontò i suoi casi al prete confessando anche le sue speranze sulla disgrazia dello zio e come sarebbe cambiata la loro  vita con la sua morte poiché avrebbero ereditato. "Mi dispiace, nipote mia!", disse il prete, "Ma io ti avevo avvertita. Non era matrimonio per te. La tua istruzione, la tua bellezza e simpatia...", e continuò la sua predica, concludendo "Io ho potuto darti solo quella statua... non potevo darti altro. Ma tienila cara, figlia mia, attenta a non romperla e nemmeno devi pensare di venderla, tienila come ricordo di tuo zio."

A casa raccontò tutto quanto, di quello che lei aveva raccontato allo zio e di quello che lo zio le aveva detto e raccomandato a proposito della statua. Il marito, che aspettava una conclusione diversa che fosse in linea con le sue speranze: ereditare e cambiare vita, a conclusione, prese la statua e, dopo aver coperto di vituperi la povera donna e ingiuriato quello zio prete che era peggio del peggior uomo della terra, la scagliò contro il muro.

La statua, contro il muro, si ruppe in mille pezzi. Ma..., oh meraviglia! Dal muro si vide colare una pioggia di monete d'oro e nell'aria si videro svolazzare tante farfalline di moneta cartacea.

I due litiganti rimasero a bocca aperta e mentre i loro sguardi si incontravano, i bambini già giocavano a lanciare in aria, divertendosi da matti, le sonanti monetine e a tentare d'acchiappare a volo quelle strane farfalline.

Lo stupore, le risate dei bambini, l'inaspettata e tanto desiderata novità spinsero i due l'uno verso l'altra. L'abbraccio sembrava non avere fine così come sembrò destinata la loro ritrovata felicità.

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