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In cantiere.

 

Tutti i colori di Primavera

Raspatella

C'era una volta una fanciulla bella bella bella.

Il padre, un bravo lavoratore, si rinfrescava gli occhi quando guardava la figlia perché subito si ricordava della buon'anima della moglie che aveva tanto amata e che, giovane giovane, se n'era andata all'altro mondo.

La bellezza della giovane e la contentezza del padre si completavano con la gioia di vivere, insieme, nella casa dirimpetto al castello del Re: vedere il via vai di tante persone ben vestite era un piacere. Forse per la bellezza della ragazza, forse per la vicinanza alla casa del re, forse perché il re era giovane e scapolo, fatto sta che il bravo lavoratore aveva sempre fisso in mente un pensiero che non osava confidare nemmeno alla sua ombra: - è tanto bella che... Sì, ...è degna di un Re!

Comunque, senza altre pretese, i due erano contenti di condurre quella vita: il padre a lavorare e la figlia a preparare i pasti, fare i servizi e cucire e ricamare. Per cucire e ricamare la giovane, con tutti gli strumenti, si metteva alla finestra e, mentre il sugo bolliva o il minestrone sul fuoco consumava  l'acqua in sovrappiù, cuciva e cuciva ritmando il suo lavoro con motivetti allegri e vari.

Il figlio del Re, dirimpettaio della bella fanciulla che si chiamava Rossella (detta Raspatella: antico soprannome di famiglia affibbiatole per via di un nonno cha coltivava semplicemente un'uva chiamata raspatella per via del gusto asprigno), era attirato da quella bellezza e, di nascosto, se la mangiava con gli occhi.

Il tempo passava, i giovani crescevano e il bel principe, sempre attento a spiare quella sua immagine della bellezza, spia oggi spia domani s'infatuò a tal punto che, uccidendo la timidezza, prese il coraggio a due mani e...

- Come vi chiamate? - domandò più col cuore che con la voce.

- Il mio nome è Rossella! - gli fu risposto.

- Come siete bella.... ma proprio bella, Rossella! - riuscì ad articolare, senza accorgersene, il principe. E quando le guance della Bella diventarono rosse, aggiunse: - Chi prenderai per marito?

- Io? Io sono figlia di lavoratore e... - con tono insinuante e provocatorio -  sposerò un lavoratore: un calzolaio? 

- Oh, no! - sospirò il giovanotto - Meritereste molto di più... di più... di più! 

- Non voglio far morire la speranza! - Pronunciò Rossella con un sorriso tra le labbra strette e.. - "Figlio di re mio, non mi dispero; Tu mi sei marito, e io ti sono moglie" - intonò  la fanciulla modificando il parlato in canto.

Rise con malizia il principino e si ritirò.

Il giorno dopo... uguale: le stesse occhiate, lo stesso rossore le stesse parole, la stessa canzone ...Tu mi sei marito e io ti sono moglie.

Al Principe Felice quella canzone cominciò a piacergli a tal punto che gli entrò il verme in testa e alla Mamma, la Regina Cuccia, disse che bisognava portare l'ambasciata a Rossella perché...: - ..solo lei merita di stare al cospetto della mia bella mamma Regina. - aggiunse con una carezza e un sorriso.

La mamma regina, cuccia cuccia, a dirgli di qua e di là, di sopra e di sotto che non era cosa, che lui era di sangue reale e quella di sangue banale e... eccetera eccetera, ma... niente da fare: era proprio Rossella che voleva quel figlio principe capatosta: - Voglio quella che lavora con ago e filo alla finestra dirimpetto.

Arrivò un giorno che, tristemente, il principe Felice si dovette allontanare per affari di regno e, appena fu partito, la Regina mandò a chiamare Rossella. Rossella non si meravigliò; tirò fuori dal cassone delle robe il vestito con tutti i colori della primavera e andò al palazzo reale. 

La regina la fece sedere e cominciò a dire quanto era bella e quanto era bella (era tutto un trucco per perdere tempo perché, non visto, un grande pittore in quel preciso istante, faceva il ritratto alla bella Rossella).

Quando la regina licenziò Rossella dicendo quanto era bella e quanto era bella, il pittore le mostrò il ritratto e la Regina disse: - Ma quanto è bella... ma quanto è bella!

Quando ritornò il figlio, la regina gli presentò il ritratto dicendo: - Ecco la sposa, questa è la figlia del re di Portogallo... Quanto è bella!

Il principe rimase a vedere quel ritratto perché si accorse della somiglianza con la sua Rossella e, proprio per questo, disse subito: - Va bene, ma... se Rossella avesse questa veste con tutti i colori della primavera, sicuramente sarebbe più bella!

Arrivò il giorno del matrimonio e la regina, per portare avanti il suo piano, mandò a chiamare Rossella e, d'accordo con la principessa del Portogallo, fece sposare effettivamente la bella Rossella, vestita con quel bell'abito colorato, con il Principe che era felice di nome e di fatto.

Tutti i cortigiani e gli invitati, venuti da tutti i regni vicini e lontani, a vedere Rossella dicevano: - Quant'è bella... ma quant'è bella!

Il matrimonio fu celebrato e gli sposi si ritirarono e, stanchi andarono a dormire.

La mattina però, prima che il principe aprisse gli occhi, fece tornare Rossella alla casa, e al suo posto, fece mettere la principessa del Portogallo.

Rossella, ubbidiente, tornò alla sua casa, ma... portò con se una bella fascia d'oro che lo sposo le aveva dato.

Il principe quando al mattino aprì gli occhi, con la mente ai piaceri del matrimonio, stiracchiandosi volle chinarsi per salutare la sua Bella... gridò per la sorpresa e per la rabbia scoprendo quell'estranea nel suo letto. Arrivarono le guardie; arrivò la Mamma Regina; arrivarono tutti e, a tutti, ordinò: - Toglietemi davanti agli occhi questa donna!

La principessa fu mandata al suo paese e il principe, sconsortato, non potendo sapere come rimediare a questo tradimento, tanto si amareggiò e da Felice divenne Triste. 

Tutti nel regno diventarono sudditi tristi nel paese del principe Felice, ma... un lieto finale era destinato per questo principe e per i suoi sudditi.

Il tempo passava e il principe, una sera, mentre passava sotto la finestra di Rossella le domandò se aveva sposato il calzolaio e, tra una risposta e l'altra tra un sospiro e l'altro, venne a sapere che la sua bella dirimpettaia era incinta.

Ancora altri mesi e la fanciulla si sgravò di un bel bambino che dopo un anno già correva per la casa e sgattaiolava per la strada.

Fu in una di quelle occasioni che il Principe, tornando da qualche suo viaggio, vide davanti al portone del palazzo questo bel bambino e volle conoscerlo da vicino. A Rossella fu annunciato il desiderio del Principe e Rossella, vestito il piccolo con quella fascia d'oro, lo mandò al palazzo reale come era stato richiesto.

Quando il bimbo, con quella fascia, fu in presenza del Principe... era tutto chiaro: Rossella fu chiamata a corte e, dopo il famoso ritornello

 Figlio di re mio, non mi dispero;
Tu mi sei marito, e io ti sono moglie,

 raccontò come erano andate le cose e, con il Principe e il frutto del loro amore, visse felice e contenta. 

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