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Maria, Maria, dammi la gamba mia...

C'era una volta un signore ricchissimo, ma avaro, che aveva al suo servizio una donna a nome Maria. Pur avendolo servito per circa cinquant'anni, quando morì, non le lasciò nessun legato. La donna che si aspettava una giusta ricompensa alle sue fatiche, ne fu indispettita, e rovistò da per tutto nella casa per trovare ori e denari, inutilmente.

Ella però sapeva che il vecchio teneva nascoste nelle calze molte fedi di credito; perciò quando fu seppellito, andò di notte al cimitero, aprì la cassa mortuaria, dove era chiuso il cadavere del padrone, e gli tolse la prima calza. Nel tirargliela si staccò l'intera gamba dal busto; ella dapprima ne rimase spaventata; ma poi pensò di portar via la gamba per aver più comodo di togliere il denaro. Giunta a casa, mise la gamba sotto il letto e si coricò.

Mentre dormiva, fu svegliata da una voce lugubre che diceva:

Maria, Maria,

Dammi la gamba mia,

Ché non posso presentarmi davanti a Dio.

A quella voce la donna si turbò, si fece il segno della croce e recitò una prece per l'anima del morto, ma non restituì la gamba. Il giorno dopo le tolse la calza e trovò il denaro che bramava. Allora tutta contenta nascose il tesoro, e mise la gamba sotto il letto.

Ma la notte successiva mentre riposava, sentì la nota voce, che ripeté:

Maria, Maria,

Dammi la gamba mia,

Ché non posso presentarmi davanti a Dio.

Essa ne fu vivamente turbata, e pensando che quell'anima non potesse aver pace fin quando il suo corpo non fosse completo, la notte successiva portò al sepolcro la gamba con la calza ed il denaro, così come l'aveva tolta, e tornò a casa sua, povera, ma lieta di non aver turbata la pace di quel defunto.

 

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