approfondimento

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Uno strano contrasto

Quanti, prima di questa storia e - perché no - anche dopo, hanno creduto che la vita fosse regolata da fortuna o sfortuna? Tanti!

Quanti sanno di un giorno che la Fortuna con la effe maiuscola... un giorno... una volta... così la raccontano:

C'era una volta la Fortuna che, vestita da signora, volle fare due passi sulla terra. Se ne andava per la campagna deliziandosi del verde e dei freschi solchi dei campi. La sua vista spaziava e la sua mente gli dettava apprezzamenti per quanto l'uomo andava facendo col proprio lavoro. Guardando un campo che sembrava il Paradiso in terra si sorprese a pensare ad alta voce: "E' veramente un'immagine che fa bene agli occhi e che sicuramente sarà costato molto sudore al proprietario di questo terreno." E lì, proprio in quel terreno, intento a soperchiare le viti, intravide un vecchio che con movimenti lenti e calcolati appariva e scompariva tra i filari della vigna. Si avvicinò e spontanea nacque la domanda: "Compare..., salute a te - prima di tutto - ma come fai a tenere così perfetto questo terreno? E perché?"

L'uomo rispose: "Commara mia da qua io campo. E con me campano mia moglie e i miei figli. E con tutto ciò, cara signora, siamo costretti a tirare la cinghia. Perché? Perché non ci possiamo permettere molto. E aspetta... che solo perché sono io, il padrone del fondo, che coltivo il mio terreno e non devo pagare mano d'opera posso strappare una quarta di pane... che invece chi deve ricorrere a terzi... cara mia, deve fare i salti mortali!" "Quanti anni avete?" incalzò Fortuna. "Quanti anni!? Cinquanta a settembre che viene! Perché?" chiese curioso il contadino. E, mentre rispondeva pensava al fatto che lo avesse scambiato per un vecchietto: "No! Niente... così" si trovò a dire per non esporre il suo pensiero: "Come l'esposizione al sole, alle intemperie e come l'affaticamento riducono l'uomo: un cinquantenne che ne dimostra settanta di anni."  

Fortuna, stando così le cose, decise di intervenire con le sue qualità e, come per incanto, tirò fuori dal nulla un panetto di pane e consegnandolo al contadino lo consigliò di tornarsene a casa per mangiarselo fresco fresco con tutta la famiglia.

Salutò e, lasciando il contadino con la sorpresa in faccia e il pane tra le mani, si allontanò per la polverosa strada di campagna.

Il giovane/vecchio contadino, sentendo il calore del pane tra le mani, si risvegliò dallo stato di stupore e con gran piacere volle dare ascolto al consiglio: armò la bisaccia di tutti gli attrezzi e si mise in cammino verso casa. Il ritmo dei passi lo portava sempre a pensare e questa volta, considerando la strana avventura capitatagli, aveva di che pensare: "Ma guarda un po' com'è strana la vita... Una signora così elegante che porta con se una forma di pane caldo caldo e fresco fresco... Mah... quante ne succedono su questa faccia della terra. E poi..." stava continuando a pensare quando il filo del pensiero fu interrotto da una voce apparsa su un parete della strada: "E allora compare, ve la passate bene se tornate così presto dal lavoro?"

Era come se stesse vivendo in una storia. Le persone apparivano all'improvviso... dal nulla. Avrebbe scommesso che prima quella bella signora non ci fosse, invece... era lì che gli parlava e, come accade sempre nelle storie, una strana forza lo spingeva a rispondere e a dire più di quanto avrebbe voluto dire: "Bella signora, mi è accaduto così e così" e le raccontò tutto per filo e per segno.

State a sentire... avvicinatevi perché voglio confidarvi che quella signora era... la Sorte.

L'ingenuo le raccontò l'accaduto e allora la donna: "Ma guarda un po'... - disse -  ne succedono di cose strane a questo mondo!" e dopo aver, appena appena, nascosto un sorrisetto malizioso: "Voglio farti un regalo... Dammi quella forma di pane e io ti darò... ti darò (anche se sapeva cosa dargli fingeva di cercare l'oggetto del baratto perché mentre pronunciava le parole scomparve dietro un grosso sacco apparso prodigiosamente...) ti darò questo grosso sacco di farina." Al buon uomo sembrò naturale tutto questo tanto era entrato in una giornata diversa... una giornata che solo le storie che ascoltava da bambino potevano affrontare il confronto. Gli occhi trasferirono l'immagine alla mente e il cuore tum tum gli faceva in petto. "Il pane in un giorno finisce... col sacco... possiamo strappare per un mese..." pensò. E, mentre le parole gli nascevano sulle labbra, le mani afferravano il sacco e le gambe si mettevano in movimento: "Grazie... grazie..." ripeteva, allontanandosi dalla voce che lo salutava augurandogli "Buon appetito!"

A casa, col pesante carico, giunse stanchissimo e col sudore che gli colava dalla fronte. I figli gli fecero gran festa, la moglie si mise al lavoro e, quella sera, si fecero una sorta di mangiata di pane e pomodori. Il tempo consuma i giorni, gli uomini e... consumò anche la farina.

Sembrerebbe che questo fatto abbia utilizzato tutti gli ingredienti del fantastico per sbalordire le fantasie degli sprovveduti, ma la realtà - ve lo giuro - supera ogni ostacolo inventandosi una fantasia che nessuno se la sogna. Infatti...

Un mese dopo Fortuna ritornò per quei luoghi e, vedendo l'uomo a lavorare, gli si avvicinò e gli domandò: "Embhè? E tu qua stai? Hai mangiato il pane?". Lo zappatore, riconoscendo la sua benefattrice, le disse: "Commara... che ne sapete voi! Voi mi avevate dato il panettone di pane, no? e io stavo andando a casa contento di portare da mangiare alla famiglia... quando ho incontrato un'altra signora che mi ha dato, addirittura, un sacco di farina per quel pane... ma, come sicuramente sapete, niente dura in eterno e così..."

Fortuna, rimase a sentire questo fatto imprevisto e, con tono di rimprovero, gli consegnò aria che si tramutava in pane dicendogli: "Ti dò quest'altro pane, ma non fare che, come l'altra volta, lo scambi con la farina. Promettimelo!" Il contadino si ritrovò al centro della storia senza tante storie e, come l'altra volta, con la sorpresa in faccia si incamminò riproponendosi di accontentare la signora benefattrice.

Allo stesso punto con lo stesso stupore si ritrovò a rivivere la stessa esperienza, ma questa volta...

"No, carissima signora, ho dato la parola che non devo fare nessun cambio e... la parola è parola" rispose alla signora Sorte che, come quell'altro giorno, era apparsa e aveva avanzata la stessa proposta.

Tirò dritto fino a casa, incredulo che quanto gli stava capitando succedeva nella realtà e non in un sogno. Sorte, si sorprese di quel comportamento, ma - stando così le cose - gli consegnò un coltello e gli consigliò di tagliare il pane con quello. Certo a casa, questa volta, giunse meno stanco ma più intontito perché... passa per una volta... ma le coincidenze erano troppe e lasciavano il segno. Comunque raccontò a spizzichi e molliche tutto il fatto ai figli e alla moglie che, non osando rimproverare il capo famiglia, si limitò a borbottare criticando l'intelligenza del marito.   

L'ora era quella giusta e così si sedettero a tavola e, mentre la moglie del contadino, metteva il piattone di pasta sulla tovaglia, il contadino tirò fuori il coltello che la signora Sorte gli aveva raccomandato di usare e cominciò a tagliare il pane. Ma quale fu la meraviglia di tutta la famiglia quando videro cadere una vera pioggia di monete d'oro che uscivano dal pane! E quale l'emozione che provò il contadino che era uscito da una giornata tanto movimentata... non è possibile immaginarla. Un'altra giornata piena di colpi di scena così non può passare senza conseguenze. Infatti, il contadino, a bocca aperta e con il coltello ancora in mano, stramazzò sulle chianche e, in un attimo, passò dalla gioia al definitivo silenzio.

Alle grida della moglie e dei figli accorsero i vicini. E il vocio si propagò per tutto il paese: "Sai chi è morto? Nanuccio il cozzale che abita all'angolo della fontana!" "Sì? E com'è morto? Stava così in forze!?"  "All'improvviso! Stava a tagliare il pane quando... E il fatto strano è che non si riesce ad aprirgli il pugno per togliergli il coltello del pane!" Questi i dialoghi che passando di voce in voce giunsero all'orecchio di Fortuna.

Fortuna, allora, dopo essersi fatta largo, entrò nella casa di Minguccio il cozzale e, mentre la disperazione dei famigliari ed amici prendeva forma con lacrime e strappate di capelli, si avvicinò al morto e con la facilità che solo la magia può ottenere, gli aprì il pugno e gli prese il coltello.

La sua sorpresa fu pari al suo dispiacere quando sul manico del coltello lesse: "Se, io Sorte, l'ho fatto povero, e tu, Fortuna, arricchirlo vuoi, ora che è morto, risuscitalo se puoi".

Questo successe in questo c'era una volta : i due litiganti, invece di  portare godimento, provocarono la morte del terzo.

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