Per lo studioso

Corrisponde al tipo 854 nella classificazione Aarne-Thompson (il montone d’oro). Vi compaiono inoltre il motivo L10 dell’indice dei motivi del Thompson (il figlio più giovane vittorioso) e il motivo K1341 (l’ingresso nella camera della donna in un animale artificiale).

 

Per il letterato

Lo schema classico di questa fiaba prende le mosse da una sfida fra il protagonista e un re: al protagonista scappa detto che, se solo avesse una cosa, riuscirebbe a sposare la principessa. Il re lo sfida a realizzare quanto detto. Il protagonista dice che vorrebbe avere molto denaro: il re gli dà un gran quantitativo d’oro, e lui si fa costruire, con questo, un enorme montone d’oro, dentro il quale si nasconde dopo aver ordinato che venga collocato in un punto visibile dalle finestre della principessa. La principessa, infatti, lo scorge, e esprime il desiderio che quell’insolito oggetto venga portato nelle sue stanze. Al momento opportuno, il protagonista esce dal montone e conquista la principessa.

Come si vede, l’elemento narrativo che dà il via allo sviluppo della storia nella variante pugliese è profondamente diverso: nello schema tipico della fiaba, c’è una sfida personale fra il re e il protagonista. Nella storia pugliese c’è una sfida, per così dire, aperta al pubblico. La principessa è offerta in sposa a chiunque sappia ritrovarla. In questo, probabilmente, la fiaba pugliese risente dell’influenza di tutto un gruppo di fiabe in cui un re promette la figlia in sposa a chi abbia la capacità, il valore o l’astuzia per compiere una determinata impresa: fare ridere la principessa, come nei tipi 559 e 571, portare al pascolo tutti i conigli del re, come nel tipo 570, indovinare da che animale viene una certa pelle, come nel tipo 621, elaborare un indovinello tanto difficile che la principessa non sappia risolverlo, come nel tipo 851.

Nel tipo classico, inoltre, non compaiono i fratelli del protagonista. In questa versione pugliese troviamo lo schema, comune a molti altri tipi narrativi, dei due fratelli maggiori che tentano l’impresa, fallendo.

Infine, la presenza del motivo narrativo del riconoscimento imposto come prova finale, può far ipotizzare un influenza esercitata anche dal tipo 313 (la ragazza che favorisce la fuga dell’eroe), in cui il protagonista deve scegliere la vera principessa fra tre ragazze uguali.

Questa storia ha origine orientale: si trova infatti già nel Panciatantra. Dall’India, nel Medioevo è passata nella tradizione orale italiana e nella novellistica letteraria. Si trova infatti nel Pecorone di Giovanni Fiorentino (IX, 2), nel Mambriano di Cieco da Ferrara (canto II), nelle Cento Novelle di Francesco Sansovino (VIII, 8). La relazione fra il racconto indiano e la novellistica italiana è analizzata da Giuseppe Cocchiara nel suo saggio Il Paese di Cuccagna (Torino, 1956, cap. I, par. 10, bibliografia). La scena del protagonista che si intrufola negli appartamenti della principessa nascosto nel montone ci ricorda, inoltre, un analogo episodio del Cimbelino di Shakespeare. Ma ci sono degli antecedenti letterari anche anteriori a quello shakespeariano: dalle tante casse e cassapanche in cui si nascondevano gli amanti di numerose novelle medievali, fino, naturalmente, al cavallo di Troia.

Per il folklorista

A dispetto di questi precedenti letterari, però, la fiaba sembra aver avuto sviluppo e diffusione soprattutto orali. La distribuzione in Europa non è molto uniforme: il novanta per cento delle versioni, infatti, è stato raccolto all’interno dei confini finlandesi. Come già detto, gode di buona popolarità anche in Italia.

 

 

 

 

          
Per il bibliografo
Compare nelle seguenti raccolte:

  • I. CALVINO, Fiabe italiane, Torino, 1956, n. 7.

  • S. LA SORSA, Tradizioni Popolari Pugliesi, Bari Roma, 1928, parte IV, nn. 30-31.

  • J. B. ANDREWS, Contes ligures, Paris, 1892, n. 64.

  • I. VISENTINI, Fiabe mantovane, “Canti e racconti del popolo italiano”, vol. VII, Torino, 1879, n. 34.

  • D. G. BERNONI, Fiabe popolari veneziane, Venezia, 1893, n. 2.

  • D. ZORZUT, Sot la nape… (I racconti del popolo friulano), vol. II, Udine, 1925, p. 59.

  • G. PITRE’, Novelle popolari toscane, parte I, Roma, 1941, in “Opere complete di Giuseppe Pitrè”, vol. XXX,  n. 5.

  • A. DE GUBERNATIS, Le tradizioni popolari di S. Stefano di Calcinaia, Roma, 1894, n. 8.

  • 5 fiabe umbre, raccolta Morandi, in Manoscritto n. 179 del Museo di Arti e tradizioni popolari, Roma, n. 5.

  • G. TARGIONI-TOZZETTI, Saggio di novelline, canti ed usanze popolari della Ciociaria, “Curiosità popolari tradizionali”, vol. X, Palermo, 1891, n. 8.

  • G. GIGLI, Superstizioni, pregiudizi e tradizioni in Terra d’Otranto, Firenze, 1893, n. 9.

  • L. GONZENBACH, Sichilianische Märchen, Leipzig, 1870, 2 voll., n. 68.

  • G. PITRE', Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani, Palermo, 1875, II, nn. 95, 96, IV, n. 289.

  • G. PITRE’, Cartelli, Pasquinate, Canti, Leggende, Usi del popolo siciliano, Palermo, 1913, n. 6.

  • G. SCHIRO’, Canti tradizionali ed altri saggi delle colonie albanesi di Sicilia, Napoli, 1923, n. 7.

 

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